Di Dalì, la pittura di Viotto riprende infatti la suggestione atemporale degli spazi, la volumetria sinuosa delle forme, i colori sempre luminosi anche quando sono foschi ( e per ottenere tali effetti cromatici utilizza anche accorgimenti tecnici segreti). Poi, però, ci si ferma. Perché, a conoscere meglio Giorgio Viotto, si può capire come i racconti contenuti in ciascun quadro siano poi cosa ben sua e sotto certi aspetti quasi sorprendente. Non sveleremo qui le radici dei dipinti, dalle tematiche strettamente personali (come nel fortissimo dipinto "Natività", che gli è stato recentemente rubato) fino ai modi di dire, passando attraverso esperienze quotidiane allegorizzate, stati d'animo e d'umore, incontri, messaggi legati alla lettura di testi poetici…
Tuttavia ogni quadro contiene una profonda indagine su persone e cose, una grande e umanissima, sebbene ben nascosta, partecipazione, una consapevolezza lucida: tutto ciò non si riflette però in una forma naturalistica, meditativa, bensì in un continuo parlare per simboli, in quella complessa maniera che per tutti i surrealisti venuti di poi ha trovato la sua radice in Bosch.
Nella pittura di Viotto si riscontra, in armonia con quanto già rilevato, un carattere di ironia distaccata e bonaria, come d'altra parte è proprio dello spirito più autenticamente piemontese: anche per Giorgio Viotto, come per Gozzano, "a l'è question 'd nen piess-la", non nel senso di infischiarsene, ma nel senso di saper accogliere senza mostrare i segni di cedimento e di sofferenza che sarebbero naturali i colpi della sorte, i dolori e i turbamenti a volte apparentemente ingiusti che la vita ci riserva, e di saper dominare la segreta tempesta con un sovrano autocontrollo e a volte perfino un sorriso.
In ultima analisi, forse, si tratta di pudore: quel pudore che spinge a rifuggire in ogni occasione dalle espressioni altisonanti, dai vezzeggiativi amorosi fino alle parole della sofferenza e del lutto.
Talvolta si ha bisogno di sorridere su eventi quotidiani, come accade nel bel quadro dove un realistico cavolo campeggia fra oggetti simbolici diversi, o di sognare come nei dipinti nei quali leggeri corpi tondi aperti rivelano esseri sconosciuti o dove fantastiche figure di cavalieri-magi viaggiano verso paesi misteriosi…
Donatella Taverna |