Arte Città Amica
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Arte Città Amica
si forma nell'anno 2001 su un progetto di Raffaella Spada, in seguito presidente, dal critico d'arte Armando Capri, che ne è stato direttore artistico fino alla morte, sopraggiunta improvvisa nel 2006, e di alcuni artisti tra cui Isidoro Cottino....
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Luci per la Citta' |
A cura di |
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Barbara Rotta, Danilo Tacchino, Imma Schiena, Enzo Papa
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Questa sera (25 ottobre 2022) presso Villa Amoretti è iniziata la mostra "Luci per la città" in onore di Guido Chiarelli, pioniere dell'illuminazione artistica di Torino.
La rassegna con la collaborazione delle Biblioteche Civiche Torinesi è stata organizzata da Raffaella Spada e Lidia Chiarelli.
L'inaugurazione è stata un lieto soffermarsi non solo nell'ambito artistico, ma anche nella cultura e nella letteratura grazie agli interventi di Fabrizio Caramagna, che ha pubblicato circa 20000 aforismi, e di Paolo Silvetti, autore di "Torino, città illuminata", storico dell'illuminazione, che ha deliziato gli astanti con una veloce panoramica guidandoli per le vie torinesi alla scoperta di lampioni, vere e proprie opere d'arte a cielo aperto o in soffitti e applique di palazzi storici.
La mostra è una rassegna che inneggia scorci torinesi dagli stili diversi, come attimi rubati alla città, alle sue statue e alle sue vie dove il fil rouge della luce non si perde mai anche nelle opere materiche e astratte.
E se ci volessimo soffermare su "La città volante" di Mirco Andreis, unica installazione in mostra, allora capirete quel delicato approccio tra arte e tecnica concentrato in una sorta di miniatura artistica, ma vivente di luce, dove la città è quell'isola tenuta da quelle radici apparenti, perché di fili alettrici oltre il visionario, oltre quel mondo di Guido Chiarelli dove energia e design si incontrano e non si esauriranno mai.
Felice di aver esposto nelle sale antiche di Villa Amoretti e di essermi sentita parte artisticamente e con il cuore anche alla famiglia Chiarelli...
Barbara Rotta
Pittrice, critico d'arte
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Anche la mostra: Luci per la città, allestita nel grande Salone storico di villa Amoretti dalla nostra associazione in collaborazione con Lidia Chiarelli, ha dimostrato come tutta l'organizzazione di Arte città Amica, nei suoi soci e nell'infaticabile lavoro di Raffaella e Renato, sia un momento di grande eccellenza e rara espressione di impegno senza limiti verso una passione per l'arte che non ha eguali.
L'eccezionalita' del tema su Torino, ville lumiere italiana, ha messo in risalto come la professionalità di uomini preparati nella tecnica ma anche profondamente attenti a non dimenticare l'armonia del bello e dellarte, sia un elemento di eccellenza e di profonda originalità del saper fare italiano.
Un immenso ringraziamento va a tutti gli artisti presenti in mostra, a Egidio Albanese per aver curato il prezioso catalogo delle opere in mostra, a Giorgio Viotto per l'aggiornamento costante del sito di Arte Città Amica, alla dottoressa Patrizia Zanetti delle biblioteche civiche torinesi per l'importante spazio offertoci, alla puntuale riflessione critica del prof. Enzo Papa, durante l'inaugurazione, allo scrittore di aforismi Fabrizio Caramagna per il suo intervento, allo scrittore e ricercatore Paolo Silvetti per la sua importante ed essenziale ricerca sui lampioni di Torino, e ad Imma Schiena per la sua importante lettura della poesia di Lidia sul lavoro di suo padre Guido Chiarelli, ingegnere e pioniere degli anni 50 sull'illuminazione elettrica di Torino.
Un complimento per tutti, con l'auspicio di continuare a fare sempre meglio nella libertà d'intenti e nella sempre più incessante passione di fare dell'arte e con l'arte, la bellezza del mondo, nella serenità di ogni animo.
Danilo Tacchino
Scrittore e Direttore Letterario
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Guido Chiarelli è stato denominato anche il "poeta della luce"
Ed è con la poesia che ha suscitato, che vorrei ricordarlo. In particolare con una poesia che sua figlia Lidia Chiarelli ha dedicato al padre.
Il giardino incantato
E poi furono le luci
che si accesero
lentamente
nel giardino dai mille colori.
Si accesero
calde, vibranti
sulle pietre dei viali
sui petali dei tulipani
sull’acqua delle fontane
accarezzate da un’esile brezza.
Le luci
si accesero per me
che camminavo
nei sentieri fioriti
mentre fragranze sottili
mi avvolgevano
nel silenzio della sera
e le bandiere
mosse dal vento
diventavano
forme screziate
di un quadro incompiuto.
Grappolo di ricordi lontani
che oggi si ricompongono
mentre stringo fra le dita
l’ultima, appassita
rosa di maggio.…
Poi ho letto su richiesta di Lidia questo mio testo:
Sole e Luna
Stanotte ho sognato
che il Sole e la Luna
facevano l'amore.
Al mio risveglio
ho trovato il giorno,
i due amanti erano distanti
e la Luna guardando l'amato diceva:
"Guarda amore ho generato la Vita".
Imma Schiena
Scrittrice
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Note storico-critiche a commento della mostra di pittura sulla luce urbana.
È doveroso rivolgere il meritato apprezzamento agli artisti espositori che hanno voluto impegnarsi, a diversi livelli qualitativi, nel trattare il tema della luce in pittura, argomento facile e difficile nel contempo, perché il problema della luce è sostanzialmente l’aspetto primario della pittura la quale, occupandosi della rappresentazione visiva della realtà, o anche della resa visiva del non reale, comunque deve elaborare rapporti di luce e ombra, senza le quali non sarebbe possibile percepire visivamente alcunché.
La pittura del passato si preoccupava solo del tema, delle forme e del colore e solo qualche pittore greco ebbe intuizioni circa la luce costruttiva. Essa si presenta per la prima volta con Masaccio, (terzo decennio del sec. XV). Poi, tutta la pittura del Rinascimento si occuperà delle tematiche religiose o filosofiche, fino al realismo spinto, esasperato di Caravaggio, che ebbe l’intuizione della luce teatrale, scenografica e suggestiva, forse ispirato dalle rappresentazioni sceniche di vicende rusticane o cittadine, che anche a Roma cominciavano ad essere offerte in spettacolo.
L’illuminazione teatrale era ottenura con torce davanti a parabole di bronzo lucide, poste dietro le quinte, con proiezione di luce laterale, come nei dipinti maturi di Caravaggio (che hanno la prospettiva al contrario, dal fondo al piano frontale, come a teatro).
Tutta la pittura del Seicento fu caravaggesca e solo nella prima metà del Settecento prevalse il luminismo veneto con l’impresa Tiepolo, che trasmise il fascino della luce ai moltissimi “Vedustisti” (Canaletto, Guardi, Domenichini), nel tempo dei quali cominciarono gli esperimenti chimico-fisici che avrebbero condotto alla rivoluzione della fotografia (con Niepce e Daguerre, 1839) che è, appunto, “scrittura con la luce”.
Negli stessi anni il pittore inglese William Turner sperimentava la rappresentazione pittorica della luce, e solo di essa! Trascorrendo le giornate nel suo studio oscurato, nelle ore meridiane spalancava la finestre per ricevere l’inondazione di luce, ponendosi subito all’opera per dipingere le sensazioni ricevute dall’abbagliamento.
Impiegando i colori trasparenti dell’acquarello, stendeva macchie di colore sui fogli che, ricevendo il colore, per effetto cella sintesi sottrattiva (che sottrae luce), desaturavano il bianco puro della carta, perdendo la purezza e il candore del bianco.
L’esperienza di Turner fu fallimentare, ma ottenne, con un secolo di anticipo, i primi dipinti astratti, non figurativi, benché inconsapevole e con finalità opposte all’astrattismo di Kandinskij.
Gli Impressionisti ottennero gli effetti di luce mediante la “luminanza” cromatica, che è la luminosità propria di ogni colore.
Gli artisti in mostra variamente hanno interpretato il tema della luce, alcuni rifacendosi alle strutture illuminanti, altri tentando di rendere l’effetto della luce interiore o spirituale.
La tematica suggestiva ha sedotto gli artisti, ai quali va il meritato applauso dei visitatori, numerosi anche per l’interesse specifico della luce urbana, che trasfigura i lineamenti del costruito, il quale si configura come una seconda realtà metafisica ed onirica.
Enzo Papa
Critico d'arte
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