La presentazione del 3 febbraio alle 18, della mostra sulle opere di Gaetano Lanatà, Marco Ruffino e Claudio Vindigni, è stata lieta, sebbene la neve non ha portato il pienone di gente.
La mostra, è particolare, direi intrigante, tra le installazioni pure se impegnative per la mente di Vindigni, le particolari opere materiche che ti impressionano nella loro corporeità di spazio di Ruffino, e gli espressionismi simbolici di Lanatà.
Vindigni nelle sue 9 installazioni ha creato un percorso titolato:"Viaggio di ritorno: da Salgari a Serendipity, A ritroso sortirà", dove gli oggetti nello spazio deputato prendono un'altro significato, innestato in un percorso che nell'uso della geometrica forma (nel mobius: ellittica dell'infinito, la forma principe della sua ricerca geometrica), utilizzata come strumento di viaggio nel racconto di storie (dai personaggi martiri del tricolore italiano, a Salgari), si attira l'attenzione del pensiero fruitore in un simbolismo, che nella casualità virtuosa (la serendipity), innesta una riflessione che non può portare il visitatore ad uscirne che rinnovato in nuovi bisogni di riflessione.
Ruffino invece mi ha stupito per la sua "cruda" matericità di ritorno. Mi piace dire che questo artista è un filosofo, professionalmente titolato intendo, e che questa sua forma di linguaggio artistico entra profondamente nel senso di denuncia verso una società umana che della materia divorante trae lo spunto verso un percorso di distruzione piuttosto che di crescita.
Gaetano Lanatà, per concludere il mio sintetico discorso, ha ulteriormente dimostrato la sua molteplicità di grande innovatore, tra simbolismi che percorrono un messaggio di colori sempre diversi in opere diverse, che trasfigurano il figurativo e lo rendono "altro".
Una bella mostra, non c'è che dire, che rende la nostra associazione sempre all'avanguardia dell'espressione nuova, innovante e indirizzata al futuro. Non di solo figurativo vive l'artista...
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